La Commissione Europea ha fissato i nuovi limiti di Clorati, in vigore dal 28 Giugno 2020, e di Perclorati, in vigore dal 1 Luglio 2020.
Già nel 2015 l’EFSA aveva evidenziato la pericolosità di Clorati e Perclorati per la salute umana, ma solo ora, in emergenza sanitaria, sono stati ridefiniti i limiti appena entrati in vigore.
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Sono stati fissati i nuovi limiti di clorati e perclorati, rispettivamente in vigore dal 28 Giugno 2020 e 1 Luglio 2020.
Come già evidenziato dall’EFSA, Clorati e Perclorati sono pericolosi per la salute umana, sia per l’esposizione cronica, con possibili conseguenze negative sul metabolismo dello iodio, sia per fenomeni di esposizione acuta con probabile limitazione degli scambi di ossigeno nel sangue.
L’indagine condotta dall’EFSA nel 2015 aveva già rilevato che i livelli di Clorato nell’acqua potabile e negli alimenti erano troppo alti rispetto agli obiettivi di sicurezza alimentare definiti in Europa, con conseguenze negative, soprattutto sulla salute di neonati e bambini.
In questo periodo di emergenza sanitaria, l’incremento dell’utilizzo dei disinfettanti indicati per la loro efficacia nella lotta al contagio da Covid-19 dall’Istituto Superiore di Sanità, ha quindi accelerato il processo decisionale.
Con la Commissione del 4 Giugno u.s. sono stati quindi fissati i nuovi limiti dei residui ammessi di Clorato negli alimenti attraverso la modifica dell’Allegato III del Regolamento (CE) n. 396/2005 con il Regolamento 2020/749. I nuovi limiti dei residui ammessi di Clorato sono in vigore dal 28 Giugno u.s. Contestualmente alla definizione del limite residuale dei Clorati, è stato individuato il valore consentito anche per i Perclorati, a seguito della modifica del Regolamento (CE) n. 1881/2006 con il Regolamento (UE) 2020/685 della Commissione del 20 maggio 2020 che è entrato in vigore dal 1° luglio 2020.
Clorati: cosa sono e perché sono pericolosi per la salute umana
I Clorati sono sali dell’acido clorico.
La loro presenza negli alimenti può derivare dall’impiego di acque di processo trattate con cloro e/o dall’uso di sanificanti contenenti cloro.
Il rischio di contaminazione interessa in primo luogo ortaggi e frutta prodotti che sono sottoposti a frequente lavaggio. La fonte principale di clorato nella dieta è tuttavia l’acqua potabile.
Perclorati: cosa sono e perché sono pericolosi per la salute umana
Il Perclorato è un contaminate rilasciato nell’ambiente sia da processi naturali, sia per azione antropica, quindi a causa delle attività dell’uomo.
In generale le possibili fonti di contaminazione da Perclorato negli alimenti possono essere le acque d’irrigazione, il suolo e l’impiego di fertilizzanti.
Nuovi limiti 2020 di Clorati e Perclorati: il supporto di Labcam per le valutazioni di conformità
Da anni, per le indicazioni dell’EFSA seguite con attenzione a livello europeo soprattutto nella commercializzazione presso la grande distribuzione organizzata (GDO), il controllo della presenza di residui Clorati e Perclorati viene effettuato per attestarne la conformità merceologica.
Labcam, Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio Riviere di Liguria e i nostri qualificati collaboratori su tutto il territorio italiano sono a completa disposizione per le analisi volte a determinare la presenza di Clorati e Perclorati.
Chiamaci per le verifiche e le valutazioni di conformità alla luce delle nuove disposizioni che
sono appena entrate in vigore!



Sindrome sgombroide e istamina:il commento di LABCAM Albenga
Il caso delle intossicazioni alimentari a Genova del 10 dicembre 2025, con 18 persone soccorse dopo il consumo di piatti a base di pesce (probabilmente tonno), riporta sotto i riflettori un fenomeno tossicologico che spesso è sottovalutato: la sindrome sgombroide, ovvero un’intossicazione da istamina potenzialmente grave ma difficilmente riconoscibile a prima vista.
L’istamina è una ammina biogena prodotta dalla decarbossilazione dell’aminoacido istidina, che è naturalmente presente nei tessuti di molte specie ittiche appartenenti alla famiglia Scombridae — tra cui tonno, sgombro, sardine e acciughe.
Questa reazione non avviene spontaneamente nella carne di pesce fresca: è invece innescata da enzimi batterici che proliferano quando la catena del freddo viene interrotta o quando il pesce è conservato a temperature superiori ai 6-10 °C per periodi prolungati.
Meccanismo biochimico e correlazione con la sindrome sgombroide
In condizioni di deterioramento, i batteri trasformano l’amminoacido istidina in istamina, che può accumularsi in concentrazioni molto elevate. L’istamina così formata è termostabile: non viene decomposta da normali processi di cottura, refrigerazione o congelamento.
Dal punto di vista biochimico, l’istamina ingerita scatena reazioni cliniche molto simili a quelle delle allergie IgE-mediate — arrossamento cutaneo, prurito, nausea, vomito, diarrea, tachicardia, mal di testa — con un’insorgenza rapida, solitamente nell’arco di pochi minuti fino a due ore dopo il pasto.
Studi clinici hanno dimostrato che nei casi di intossicazione sgombroide, esami sulle urine mostrano livelli di istamina e dei suoi metaboliti decine di volte superiori ai valori normali, confermando la tossicità diretta della molecola assunta con l’alimento contaminato.
Il caso di Genova: elementi tecnici di correlazione
Nel caso di Genova:
Aspetti diagnostici e limiti di prevenzione
Dal punto di vista sanitario, la diagnosi di sindrome sgombroide è prevalentemente clinica: non esistono test immediati durante il soccorso per confermare istamina alta nei tessuti ingeriti. I controlli analitici su campioni di alimento e indagini sulla filiera alimentare sono necessari ma richiedono tempo e strumentazione all’avanguardia.
La prevenzione, dal punto di vista tecnico igienico, si concentra su:
Conclusioni tecnico-scientifiche
La recente serie di intossicazioni genovesi conferma un dato noto dalla letteratura scientifica: la correlazione tra accumulo di istamina nei prodotti ittici e la sindrome sgombroide è diretta e determinante, e può manifestarsi anche in assenza di evidenti segni di deterioramento del pesce.
Per operatori e autorità sanitarie, l’evento sottolinea l’importanza di controlli efficaci sulla filiera della conservazione del pesce, nonché la necessità di una diagnosi tempestiva e differenziale con altre forme di tossinfezioni alimentari. Solo così è possibile contenere il rischio di futuri episodi simili.
Luca Medini, direttore LABCAM Albenga
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