«Eseguire periodicamente controlli e analisi mirate, rivolgendosi al personale esperto e qualificato, e per debellare l’eventuale presenza di batteri, avvalersi di imprese specializzate che attuano trattamenti appropriati quali, ad esempio, quelli termici o di iperclorazione aiuta a prevenire episodi come quello riscontrato dalla Asl 2 savonese e che ha portato al sequestro di un camping a Ceriale». Lo dichiara Luca Medini, direttore di Labcam srl, il Laboratorio chimico merceologico della Camera di Commercio di Savona, intervenuto in merito al provvedimento disposto nei confronti di una struttura turistica nel comune di Ceriale, località balneare in provincia di Savona, dove è stata riscontrata, dai tecnici della Asl, la presenza del batterio della legionella nell’impianto idraulico del camping. «È un batterio spesso sottovalutato – spiega Medini – ma che può annidarsi negli impianti idrici dei condomini, delle strutture ricettive o nelle piscine e può avere un’ampia diffusione in quanto l’infezione da legionella si contrae tramite inalazione di minuscole goccioline di acqua (aerosol), che contengono i batteri». Le situazioni più pericolose riguardano: docce, rubinetti, vasche con idromassaggio, fontane, umidificatori, condizionatori di acqua e torri di raffreddamento. «Nel nostro Laboratorio di Albenga – spiega Medini – abbiamo dedicato un settore alla ricerca di legionella, proprio per garantire maggiore assistenza agli operatori, in particolare del comparto turistico, del territorio, offrendo un servizio di analisi basato su metodi di prova normati e riconosciuti a livello internazionale grazie all’Accreditamento ACCREDIA in conformità alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025». Secondo il ministero della Salute, in Italia negli ultimi anni sono stati notificati mediamente un centinaio di casi di legionellosi ogni anno. I sintomi più frequenti sono febbri e polmoniti. «I batteri – ricorda Medini – si adattano molto bene all’acqua calda e resistono a valori di pH e di cloro decisamente sfavorevoli alla maggioranza di altri microrganismi che si ritrovano frequentemente nelle acque destinate al consumo umano. Inoltre, la presenza di biofilm, di calcare e di tubature che tendono alla corrosione e che rilasciano nell’acqua metalli come zinco e ferro, contribuiscono a creare un ambiente ottimale per la proliferazione di legionella nella rete idrica. Consigliamo sia agli amministratori di condominio, in quanto custodi dei beni condominiali, e ai gestori di strutture turistico e ricettive stagionali di attuare adeguate misure di prevenzione e monitoraggio degli impianti attraverso mirate analisi batteriologiche che scongiurino ogni pericolo di contaminazione». Labcam sta inoltre pianificando sia attività formative sia nuovi sistemi di assistenza alle aziende per dare evidenza della qualità e dei sistemi di prevenzione messi in atto.



Sindrome sgombroide e istamina:il commento di LABCAM Albenga
Il caso delle intossicazioni alimentari a Genova del 10 dicembre 2025, con 18 persone soccorse dopo il consumo di piatti a base di pesce (probabilmente tonno), riporta sotto i riflettori un fenomeno tossicologico che spesso è sottovalutato: la sindrome sgombroide, ovvero un’intossicazione da istamina potenzialmente grave ma difficilmente riconoscibile a prima vista.
L’istamina è una ammina biogena prodotta dalla decarbossilazione dell’aminoacido istidina, che è naturalmente presente nei tessuti di molte specie ittiche appartenenti alla famiglia Scombridae — tra cui tonno, sgombro, sardine e acciughe.
Questa reazione non avviene spontaneamente nella carne di pesce fresca: è invece innescata da enzimi batterici che proliferano quando la catena del freddo viene interrotta o quando il pesce è conservato a temperature superiori ai 6-10 °C per periodi prolungati.
Meccanismo biochimico e correlazione con la sindrome sgombroide
In condizioni di deterioramento, i batteri trasformano l’amminoacido istidina in istamina, che può accumularsi in concentrazioni molto elevate. L’istamina così formata è termostabile: non viene decomposta da normali processi di cottura, refrigerazione o congelamento.
Dal punto di vista biochimico, l’istamina ingerita scatena reazioni cliniche molto simili a quelle delle allergie IgE-mediate — arrossamento cutaneo, prurito, nausea, vomito, diarrea, tachicardia, mal di testa — con un’insorgenza rapida, solitamente nell’arco di pochi minuti fino a due ore dopo il pasto.
Studi clinici hanno dimostrato che nei casi di intossicazione sgombroide, esami sulle urine mostrano livelli di istamina e dei suoi metaboliti decine di volte superiori ai valori normali, confermando la tossicità diretta della molecola assunta con l’alimento contaminato.
Il caso di Genova: elementi tecnici di correlazione
Nel caso di Genova:
Aspetti diagnostici e limiti di prevenzione
Dal punto di vista sanitario, la diagnosi di sindrome sgombroide è prevalentemente clinica: non esistono test immediati durante il soccorso per confermare istamina alta nei tessuti ingeriti. I controlli analitici su campioni di alimento e indagini sulla filiera alimentare sono necessari ma richiedono tempo e strumentazione all’avanguardia.
La prevenzione, dal punto di vista tecnico igienico, si concentra su:
Conclusioni tecnico-scientifiche
La recente serie di intossicazioni genovesi conferma un dato noto dalla letteratura scientifica: la correlazione tra accumulo di istamina nei prodotti ittici e la sindrome sgombroide è diretta e determinante, e può manifestarsi anche in assenza di evidenti segni di deterioramento del pesce.
Per operatori e autorità sanitarie, l’evento sottolinea l’importanza di controlli efficaci sulla filiera della conservazione del pesce, nonché la necessità di una diagnosi tempestiva e differenziale con altre forme di tossinfezioni alimentari. Solo così è possibile contenere il rischio di futuri episodi simili.
Luca Medini, direttore LABCAM Albenga
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