Con la nuova etichettatura trasparente, il consumatore ha tutte le informazioni sulla “vita” del pesce, pescato o allevato: dalla provenienza, a quale tecnica è stata usata per pescarlo, dalle modalità di conservazione alle qualità nutrizionali. Labcam srl, Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio di Savona, organizza giovedì 21 gennaio un seminario sull’etichettatura dei prodotti della filiera ittica.
Anche le acciughe del mar Ligure, il pesce azzurro simbolo della nostra regione, da un anno sono etichettate sui banchi delle pescherie con indicazioni ben precise, che tracciano l’intera “vita” della filiera ittica, fino alla tavola del consumatore. È quanto stabiliscono le nuove regole sull’etichettatura a cui i prodotti ittici, pescati o di allevamento, non fanno eccezione.
Anche i produttori della filiera ittica, come tutti i produttori dei diversi settori alimentari, devono confrontarsi con le nuove regole sull’etichettatura stabilito dal regolamento comunitario UE N. 1169/2011 , entrato ufficialmente in vigore il 13 dicembre 2014.
Per spiegare la normativa del settore ittico, il 21 gennaio, dalle 9 alle 16.30, Labcam srl- Laboratorio chimico merceologico della Camera di Commercio di Savona, organizza, con il Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino, nella propria sede di Albenga in Regione Rollo 98, il seminario “Costruire l’etichetta dei prodotti alimentari. La normativa di settore nel contesto del regolamento comunicato: prodotti ittici”. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino ed è accreditato con l’ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Genova e Savona e con l’ordine dei Tecnologi alimentari di Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta.
«Il seminario – spiega Luca Medini, direttore del Labcam srl – rappresenta un momento di informazione e approfondimento, rivolto alle imprese del settore ittico per capire meglio la specificità degli argomenti trattati nel Regolamento UE N. 1169/2011 e la ricaduta sull’attività quotidiana degli interessati. Una sessione, inoltre, sarà dedicata all’elaborazione di etichette con il coinvolgimento dei partecipanti al corso. Gli argomenti saranno trattati da esperti del settore tra cui professionisti che da anni operano in ambito di controlli e sicurezza alimentare che aiuteranno i partecipanti a fugare eventuali dubbi e a evitare errori». In particolare, per i prodotti ittici, l’etichetta deve contenere precise indicazioni sulla zona di cattura (se si tratta di pescato) o di produzione (se di allevamento), la denominazione commerciale della specie, il suo nome scientifico, il metodo di produzione (pescato, pescato in acque dolci o allevato), categoria di attrezzi usati per la cattura in mare o in acque lagunari, oltre a tutte le informazioni valide per tutti i prodotti alimentari (eventuali contenuti di allergeni). Per i prodotti ittici congelati, l’etichetta deve riportare le modalità di conservazione dopo l’acquisto e la percentuale di “glassatura”; per i surgelati anche il prezzo di vendita a confezione, la quantità netta, le istruzioni per la conservazione dopo l’acquisto, il termine minimo di conservazione, le eventuali istruzioni d’uso, le indicazioni del lotto, l’avvertenza che dopo lo scongelamento non può essere congelato. «I prodotti ittici in Italia sono al centro di numerosi controlli – spiega Medini – basti pensare che tra ottobre e dicembre il ministero delle Politiche agricole, ha disposto controlli attraverso l’arma dei Carabinieri presso impianti collettivi utilizzati per le aste del pescato, piattaforme logistiche, mercati ittici, grande e piccola distribuzione per verificare: condizioni della catena del freddo, effettiva corrispondenza delle specie ittiche dichiarate, tracciabilità e corretta etichettatura dei prodotti confezionati, esposizione delle informazioni di legge per il pescato non trasformato, con particolare riferimento al loro stato fisico». Bilancio dell’operazione: eseguiti 421 controlli, con il sequestro di circa 28 tonnellate di prodotti detenuti in cattivo stato di conservazione, in assenza di documentazione idonea alla tracciabilità e delle necessarie condizioni igienico-sanitarie, riportanti false indicazioni circa la reale provenienza o qualità.
DETTAGLI



Sindrome sgombroide e istamina:il commento di LABCAM Albenga
Il caso delle intossicazioni alimentari a Genova del 10 dicembre 2025, con 18 persone soccorse dopo il consumo di piatti a base di pesce (probabilmente tonno), riporta sotto i riflettori un fenomeno tossicologico che spesso è sottovalutato: la sindrome sgombroide, ovvero un’intossicazione da istamina potenzialmente grave ma difficilmente riconoscibile a prima vista.
L’istamina è una ammina biogena prodotta dalla decarbossilazione dell’aminoacido istidina, che è naturalmente presente nei tessuti di molte specie ittiche appartenenti alla famiglia Scombridae — tra cui tonno, sgombro, sardine e acciughe.
Questa reazione non avviene spontaneamente nella carne di pesce fresca: è invece innescata da enzimi batterici che proliferano quando la catena del freddo viene interrotta o quando il pesce è conservato a temperature superiori ai 6-10 °C per periodi prolungati.
Meccanismo biochimico e correlazione con la sindrome sgombroide
In condizioni di deterioramento, i batteri trasformano l’amminoacido istidina in istamina, che può accumularsi in concentrazioni molto elevate. L’istamina così formata è termostabile: non viene decomposta da normali processi di cottura, refrigerazione o congelamento.
Dal punto di vista biochimico, l’istamina ingerita scatena reazioni cliniche molto simili a quelle delle allergie IgE-mediate — arrossamento cutaneo, prurito, nausea, vomito, diarrea, tachicardia, mal di testa — con un’insorgenza rapida, solitamente nell’arco di pochi minuti fino a due ore dopo il pasto.
Studi clinici hanno dimostrato che nei casi di intossicazione sgombroide, esami sulle urine mostrano livelli di istamina e dei suoi metaboliti decine di volte superiori ai valori normali, confermando la tossicità diretta della molecola assunta con l’alimento contaminato.
Il caso di Genova: elementi tecnici di correlazione
Nel caso di Genova:
Aspetti diagnostici e limiti di prevenzione
Dal punto di vista sanitario, la diagnosi di sindrome sgombroide è prevalentemente clinica: non esistono test immediati durante il soccorso per confermare istamina alta nei tessuti ingeriti. I controlli analitici su campioni di alimento e indagini sulla filiera alimentare sono necessari ma richiedono tempo e strumentazione all’avanguardia.
La prevenzione, dal punto di vista tecnico igienico, si concentra su:
Conclusioni tecnico-scientifiche
La recente serie di intossicazioni genovesi conferma un dato noto dalla letteratura scientifica: la correlazione tra accumulo di istamina nei prodotti ittici e la sindrome sgombroide è diretta e determinante, e può manifestarsi anche in assenza di evidenti segni di deterioramento del pesce.
Per operatori e autorità sanitarie, l’evento sottolinea l’importanza di controlli efficaci sulla filiera della conservazione del pesce, nonché la necessità di una diagnosi tempestiva e differenziale con altre forme di tossinfezioni alimentari. Solo così è possibile contenere il rischio di futuri episodi simili.
Luca Medini, direttore LABCAM Albenga
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